
Associazione Teatrale Culturale Saltimbanco presenta il progetto
TRAME D’ANIMA
PROGETTO REALIZZATO CON I FONDI DELL’8X1000 DELLA CHIESA VALDESE
Dopo 4 anni di laboratorio teatrale con gli allievi detenuti del carcere di Rebibbia, vogliamo proporre un focus di drammaturgia teatrale che lavori per tirar fuori le risorse dei detenuti, i loro vissuti, il loro percorso di crescita, evoluzione, all’interno del carcere e di preparazione alla vita fuori. Il copione, sarà costruito collettivamente, attraverso improvvisazioni, stimoli di scrittura, giochi di ruolo, lettura di testi, miti, fiabe. Il testò evocherà le esperienze dei partecipanti, le loro emozioni, ma sarà filtrato dai personaggi della storia che piano piano loro stessi creeranno, in modo da acquisire una consapevolezza della scrittura che anche se ispirata da spunti personali, riesce ad arrivare ad un pubblico vasto. Lasciare che l’argomento per il laboratorio teatrale emerga spontaneamente e venga individuato nelle improvvisazioni è, a nostro avviso, molto importante. L’improvvisazione infatti libera la creatività, consentendo ai partecipanti di esplorare argomenti che emergono in modo spontaneo e autentico. Ciò può portare a spunti narrativi più ricchi e personali. Inoltre gli argomenti emersi dall’improvvisazione possono essere più intimi e personali per i partecipanti, coinvolgendoli in modo più profondo e favorendo una connessione emotiva con la materia che emergerà perché permette di esplorare le esperienze e le prospettive personali, incoraggiando la riflessione e la condivisione di storie autentiche. Questo approccio che sfrutta la dinamica del gruppo consente di sviluppare la capacità di adattarsi poiché gli argomenti possono evolvere in risposta alle dinamiche del gruppo o alle esperienze emergenti. Infine, in questi anni di esperienza presso il carcere di Rebibbia, abbiamo potuto verificare come gli allievi detenuti si sentono più coinvolti e responsabilizzati quando sono coinvolti nell’identificare gli argomenti perché restituisce il senso di partecipazione attiva nel processo creativo.
Nella costruzione di narrazioni collettive gli argomenti che emergono rappresentano un’intersezione di diverse prospettive, creando così narrazioni più ampie e inclusive. Gli argomenti infatti si sviluppano in modi anche inaspettati aggiungendo freschezza e originalità al lavoro teatrale.
Il laboratorio precedente ha lavorato sulla fiaba di Pinocchio. Gli allievi detenuti si sono riconosciuti immediatamente in Pinocchio, perché il protagonista vive una situazione di stigmatizzazione: Pinocchio è un essere vivente di legno in un mondo di uomini di carne; lo stigma è la condizione da cui Pinocchio si vuole liberare e che spesso lo porta a sbagliare e a perdersi, ma è anche un personaggio vitale e reattivo come nella pancia del pescecane: Pinocchio non si arrende, non vuol farsi digerire e lotta per uscire.
Questa la metafora, emersa nel lavoro, in cui si sono ritrovati i partecipanti, che racconta la loro condizione di reclusione, una condizione che porta all’alienazione (la digestione del pescecane) contro la quale lottare quotidianamente.
Dal ventre del pescecane, i partecipanti hanno cominciato a far emergere le loro “storie da Pinocchio”, storie che poi hanno composto la drammaturgia collettiva del nostro “Pinocchiochiò” che viaggia tra le avventure di Pinocchio e la narrazione autobiografica. Per questo la decisione di riprendere la drammaturgia e la messa in scena di questo spettacolo, essendo cambiata più della metà della compagnia, ci ha convinto per continuare il lavoro narrativo dei detenuti e creare un nuovo racconto.
In questo laboratorio di drammaturgia rivolto ai detenuti, si svolgono diverse attività mirate a sviluppare le capacità narrative e creative dei partecipanti. Ciò include:
– Scrittura: gli allievi detenuti sono incoraggiati a scrivere storie, monologhi o dialoghi che riflettano le loro esperienze o idee intorno ad un soggetto che viene individuato durante i primi incontri grazie agli esercizi di improvvisazione. Si possono utilizzare esercizi di scrittura creativa per stimolare la creatività e esplorare nuovi modi di esprimersi.
– Lettura e analisi: le conduttrici proporranno testi teatrali o letterari per stimolare gli allievi ad individuare il soggetto di interesse sul quale vogliono lavorare, ciò aiuterà anche a comprendere la struttura drammaturgica e analizzare come le storie sono costruite.
– Improvvisazione: gli esercizi di improvvisazione sono fondamentali per coinvolgere i partecipanti in attività che li aiutano a liberare la creatività e sviluppare la fiducia nell’espressione di sé.
– Feedback e Revisione: fornire feedback costruttivo sui lavori scritti e incoraggiare la revisione per migliorare la qualità narrativa.
– Elaborazione del testo: le conduttrici razionalizzeranno il materiale prodotto dagli allievi detenuti durante il laboratorio e ne faranno un testo
– Preparazione e Recitazione: preparare i detenuti per la recitazione delle loro opere, lavorando sulla pronuncia, l’espressione emotiva ma soprattutto la loro presenza scenica.
– Messa in scena: organizzazione di n. 4 repliche dello spettacolo all’interno del teatro della casa di reclusione di Rebibbia. Una replica con gli studenti e le studentesse dell’Università La Sapienza del corso in teatro sociale, una replica per gli allievi e le allieve delle accademie di recitazione, una replica per i detenuti e gli addetti ai lavori e per finire l’ultima replica con i parenti dei detenuti che partecipano al progetto. L’obiettivo è fornire agli allievi detenuti uno spazio positivo per esprimere se stessi, sviluppare competenze creative e comunicative, e promuovere la riflessione personale.