1 al 5 OTTOBRE 2018
“Rendere al pubblico ciò che nella vita dell’individuo c’è di più segreto, che contiene in sé un valore supremo, che al mondo può apparire ridicolo, piccolo, una miseria. L’arte trae quella miseria alla luce del giorno. Che cresca e che governi. E’ questo il ruolo dell’arte” T. Kantor
In questo laboratorio è nostra intenzione lavorare al fine di condividere un punto di vista sul nostro teatro e il metodo di lavoro che lo sostiene. Portiamo avanti un lavoro molto specifico e dettagliato sul training dell’attore concentrandoci sull’esplorazione dei suoi strumenti espressivi e i molteplici rapporti tra spazio, corpo e voce a sua disposizione.
Tecnicamente affrontiamo il lavoro sul testo e sulla messa in scena quasi come dei musicisti affronterebbero una partitura musicale composta da un’armonia (la struttura che sostiene ogni scena), da una melodia (le battute e i dialoghi), dalla relazione tra il mio strumento e gli strumenti altrui, dal tempo, dal ritmo, dai cambi, dalle progressioni, dai volumi e dalle pause. Un percorso sulla parola che mutua i suoi principi dalla metodologia che abbiamo ideato per allenare anche il corpo e la mente dell’attore. Attraverso un training psico-fisico fondato su sequenze ritmiche e partiture fisiche costruite sulla musica, prepariamo, infatti, l’allievo alla precisione, alla disciplina, al senso del tempo, all’ascolto, alla coralità e alla dissociazione. Si tratta di un processo quasi esclusivamente tecnico grazie al quale l’attore ha la possibilità di confrontarsi con un compito scenico concreto, definito, “matematico”. Una sorta di “gabbia” che traccia i confini e delinea gli schemi del suo agire investendolo della responsabilità di riconoscere il proprio spazio all’interno dell’economia generale di una scena. Su questo primo lavoro innestiamo, talvolta contemporaneamente, talvolta successivamente, tutti gli elementi di carattere espressivo, interpretativo ed emotivo lasciando, a questo punto, l’artista libero di esplorare lo spazio e il testo assecondando la propria sensibilità, ma sempre con la memoria e la consapevolezza del lavoro interiorizzato precedentemente.
Queste sono le basi sopra le quali ci è possibile costruire e proporre lavori di improvvisazione singoli e collettivi che spesso hanno come obbiettivo centrale lo studio della relazione primaria tra individuo – individuo e tra individuo e gruppo. Su questo punto insistiamo sempre molto perché è per noi imprescindibile pensare al “Teatro” come a qualcosa che si fa insieme, veramente e realmente insieme, ed è fondamentale riuscire a mettere in contatto l’allievo con i propri strumenti e quelli altrui, attraverso la comunicazione dei corpi, lo scambio di “energie” e quindi “l’ascolto”.
Cerchiamo inoltre di trasmettere l’idea che il “Teatro” non è un qualcosa di vetusto, noioso, vezzoso, autoreferenziale, ma, al contrario, può essere profondamente legato ed aderente alla vita, alle urgenze espressive dell’artista e alla società. Per questo provocatoriamente diciamo spesso “Abbiamo bisogno di meno attori e più esseri umani”. E’ essenziale, soprattutto per gli allievi più giovani, favorire e stimolare un contatto reale con la propria umanità, con le proprie esigenze espressive, con i desideri, i conflitti e le contraddizioni che li abitano, affinché possa emergere al meglio il potenziale creativo di ognuno.
Ci interessa, inoltre, far luce e confrontarci con gli allievi sui diversi linguaggi teatrali attraverso i quali il testo e la messa in scena possono essere affrontati. Alternando, quindi, al lavoro sulla parola, l’esplorazione e la composizione di momenti esclusivamente fisici nei quali le immagini e il movimento possano emergere in tutta la loro potenza per indagare ciò accade prima che cominci il testo o ciò che avviene improvvisamente all’interno di un personaggio. Esso, infatti, non ha sempre “parole” per raccontare ciò che “esplode” dentro di sé e rivelarci gli istinti, la complessità delle pulsioni nascoste, i desideri e le speranze che lo abitano.
E come se aldilà della realtà della storia, delle dinamiche, della situazione e dei conflitti in cui li ha messi l’autore scrivendo il testo, i personaggi potessero vivere in una sorta di “realtà parallela” che ha più a che fare con l’inconscio, l’inconsapevolezza e lo smarrimento. E’ qualcosa che si cerca nel buio e non nella luce. Nel sonno e non nella veglia. Da anni, ormai, chiamiamo questo lavoro “il sogno”.
MATERIALE RICHIESTO
Chiederemo a tutti i partecipanti di leggere e studiare il testo che sarà nostra cura inviargli almeno 15 giorni prima del laboratorio e impararne obbligatoriamente a memoria le parti che segnaleremo.
ISCRIZIONI E MODALITA’ DI SELEZIONE:
Il laboratorio è riservato ai diplomati. Max 20 partecipanti (10 posti riservati ai diplomati dell’Accademia Stap Brancaccio).
Selezione su curriculum a discrezione di Carrozzeria Orfeo. Inviare curriculum e foto (dal peso complessivo max di 800 KB) a promozione@stapbrancaccio.it con oggetto “workshop Carrozzeria Orfeo”.
Per informazioni: 06.87671757 – 340.6716474
COSTI, PERIODO E DURATA:
Il workshop si terrà dall’1 al 5 ottobre 2018 (tra le 8 e le 10 ore al giorno)
Presso la sede della Scuola Stap Brancaccio, Via di Acqua Bullicante, 133 – Roma
Il costo è di € 380,00 (di cui € 200,00 da versare all’atto dell’iscrizione)